Verona prima maratona – nov. 2015

15 novembre 2015, ore 8.50

… comincia l’avventura, sono all’interno dei cancelli di partenza, ho perso i miei compagni Carlo, Roby, Vittorio che come me correranno la prima maratona, la gara è lunga “mi dico”,  li rivedrò più avanti

La checklist che mi ero prefigurato ora si limita a sentire le mie sensazioni, un misto di tensione assecondata da tanta voglia di correre, anche solo per coronare tutti i km di allenamento – troppi per i miei gusti – basati su un piano selfmade che poi, anticipo, risulterà inadatto e al quale darò la colpa per le gambe sempre più pesanti dal 34km.

Se gli errori servono, ecco un onesto mea culpa!

L’attesa è lunga, complice il  mio posizionamento sul fondo per mancanza di tempi in gare precedenti – solo da poco scopro che esistono dei cancelli d’ingresso che spalmano gli iscritti lungo tutto il tratto della partenza – così vedo davanti a me le migliaia di partecipanti, in modo palpabile tutti più o meno tesi e, per contro, girandomi, i più rilassati runners della 10km

Il mio Garmin, preso poco più di un mese prima, quasi sempre unico mio compagno di allenamento e trainer integerrimo nell’avvisarmi i fuori tempo durante gli allenamenti, segna le 9 passate ma siamo ancora fermi; già, la partenza è ritardata, il silenzio a commemorare le vittime di quei bastardi terroristi, è coperto, almeno nel fondo della linea di partenza, dal continuo via vai delle persone e un clima che rimarrà comunque festaiolo per l’intera durata della manifestazione

Tra la folla dei runners anche i palloncini colorati dei pacemaker, il loro svolazzare, complice la loro leggerezza, non si amalgama con la mia attesa e la mia mente vaga a molti anni  prima quando correre la maratona era un sogno rimasto a suo tempo non soddisfatto, non per ozio o pigrizia,  ma perchè i sogni, proprio come i palloncini davanti a me, rimangono sempre pronti a sfuggire e diventano raggiungibili solo se portati a terra, ancorandoli alle nostre motivazioni: stavolta il mio sogno l’avevo “preso”- circa a fine luglio senza preavviso scatta qualcosa nella mia testa di cominciare ad allenarmi per la maratona – con un piano di allenamento che km dopo km ha alimentato la mia convinzione che fossi sulla strada giusta per portarlo a termine, donandogli così un’anima che sarà poi quella voglia di correre che provo ora alla partenza.

Il muoversi delle persone intorno a me mi riporta alla realtà, muovo i primi passi, sì sono emozionato sapendo che poi non smetterò di avanzare passo dopo passo per 42km, una cosa insensata a rigor di logica correre così a lungo qualcosa di fine sè stesso, ma lo stesso filo invisibile che trascina me è in ciascuna delle persone che con me stanno correndo: è la forza dei sogni, è la voglia di sentirsi vivi, è il gioco della sfida!

Ora però l’attenzione verso la gara è totale, senza mai abbandonare la leggerezza del sogno che mi sosterrà per l’intera competizione.

E così per i primi 20 km tutto fila liscio, con i tempi leggermente più alti rispetto a quanto avevo deciso; molti mi invitavano a partire con l’idea di finire la maratona senza mettersi un tempo di riferimento, ma preferivo uno stimolo aggiuntivo mettendo un tempo, per me comunque a portata, che sarà quello delle 4h. Beh..se fossi stato costretto a ritirarmi sarei stato solo io a pagarne le conseguenze di questa scelta,  ma rimaneva forte la convinzione di riuscire a mantenerlo

Circa al 13esimo km incontro Vittorio, giusto il tempo di dirsi “tutto bene” per entrambi che lo perdo di vista al ristoro ormai prossimo; mi soffermo per bere qualcosa – durante l’intera gara solo liquidi non prenderò nulla di solido ai ristori tranne i miei integratori e gel – e ripartendo incontro Roby. Per un momento penso che il mio garmin non stesse funzionando bene, sapevo che Roby ligio ai piani avrebbe tenuto dei tempi più alti dei miei, ma in quel momento lungi dal fare calcoli mi sono riaffidato al mio trainer e delle mie sensazioni positive e  così salutato ho proseguito, assicurandomi che anche per lui la corsa stesse proseguendo nel migliore dei modi; vero che eravamo ancora lontani dalle pene del fatidico muro.

Un paio di km e incontro Carlo, capisco tutto bene quando comincia a parlarmi di tempi e medie e palloncini delle 4h, mi dice che comunque preferisce attendere Roby, così ci salutiamo e avanzo nella mia gara. Grande Carlo e suo spirito sempre positivo!

Il tempo scorre velocemente, sono al giro di boa,  si ripassa dal via con la gente che applaude e incita; i sostenitori runnerdesio non sono molti, ma si fanno sentire, eccome! Grazie è un piacere sentire le vostre incitazioni!!

Alcuni km ancora in città per poi riprendere in parte lo stesso percorso della prima tornata, supero i cartelli dei 26km, ancora bene, raggiungo Antonio o almeno rimango qualche metro dietro per qualche km perchè intorno ai 30km sento che le gambe non girano più come prima, nulla di preoccupante ma è come il leggero mal di testa, lo reggi sperando non peggiori. E invece km dopo km le gambe accumulano pesantezza: seppur fiato e sensazioni generali tutto bene, le gambe girano sempre meno e sono costretto a diminuire il mio passo. Nulla di male “mi dico”, mi sintonizzo sulle mie gambe e cerco di impostare un ritmo che ritengo adeguato.

Costeggiamo il fiume,  i km fatti aumentano, ma non con la stessa velocità dei primi, e il falsopiano mi costringe a rallentare ulteriormente. Siamo intorno al 35km, nella mia mente è quasi fatta ma al tentativo di accelerare le gambe si rifiutano di aumentare anche solo un secondo al km, così cerco di portare a termine la gara nel migliore dei modi. Nel frattempo mi raggiunge Vittorio – cavolo le mie gambe mi avevano offuscato la vista, chissà quando lo avevo sorpassato – e come la prima volta mi sorpassa anche se lamenta come me gambe pesanti.

Lasciamo il fiume e i campi, aumentano le case, ormai siamo in città, la gente si accumula e di pari passo la pesantezza alle gambe, trovo un sostegno nel mio trainer che lampeggiando mi indica 40km fatti. Penso che sarà difficile mollare ora, e cercando di allontanare il pensiero dalle gambe lo concentro sull’arrivo oramai a portata!

La presenza di più gonfiabili mi confonde, ma è questione di poche centinaia di metri e quando vedo il cronometro ufficiale della gara capisco che è veramente finita.

Grande gioia, non sento più le gambe pesanti solo perchè riassaporo la leggerezza del sogno che mai mi aveva abbandonato!

(Dedicata a mio padre che a suo modo mi ha spesso accompagnato durante gli allenamenti)

Buona corsa a tutti!

Alfredo

Scritto da Alfredo C

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