arà che sto diventando vecchio, sarà che sto diventando pigro (più del solito), o magari la famosa “andropausa” chissà perché motivo sto diventando così ciclotimico da cambiare parere cento volte prima e dopo una iscrizione ad una gara.
Il fatto è che questa gara avevo deciso di farla già da principio dell’anno, e ho cambiato parere tante volte che non ricordo più ne voglio annoiarvi a raccontarvi tutte le menate mentali che mi son fatto con questo.
Ed è così che due domeniche fa, dopo farmi una specie di “corsa-test” salendo sul Cornizzolo, decido di iscrivermi. Senza aver la più pallida idea di come allenarmi, e mettendo mano alle poche risorse “allenanti” che conosco: un po’ di ripetute in salita, da 100 mt e da 200 mt, e un po’ di corsa collinare nel mio solito percorso di Cremnago ed Inverigo. Ma ormai dovrei essere in periodo di scarico, quindi, scarico… scarico come solito ciò che non ho mai caricato.
Ed eccomi, venerdì sera al ritiro pettorali, per preparare al meno in anticipo la roba da portarmi dietro. Ritiro tutto, e dimentico di chiedere informazioni stupidamente basiche, come dire: “lo zaino per l’arrivo si lascia a Como o ad Argegno”? insomma… improvvisato come un ragazzino alle prime armi.
Sabato mattina decido comunque di fermarmi prima a Como, per salutare ai miei amici Severo ed Inge che fanno la 115k, il Kiavarella, e il kOswo… trovo i primi due che si preparano molto concentrati ma dal Oswo e dal Ciava, nemmeno una traccia. Si avvicina l’ora di prendere il mio autobus per Argegno, devo camminare fino all’autostazione, e quindi, saluto ai presenti e vado via.
Arrivato ad Argegno, non c’è nessuno ancora , solo un ragazzo che è arrivato con me in autobus. Sono le 9, manca ancora un ora e mezza per la partenza e già si schiatta dal caldo e l’afa che c’è. “E va bene” penso fra me e me, dopo salendo in quota sicuramente la temperatura si abbasserà di sicuro. Bella barzelletta, la temperatura non ha mai fatto manco un cenno di abbassarsi, anzi, è cominciata a salire, e meno male che c’erano delle nuvole che ogni tanto ci fornivano un respiro.
Incominciano ad arrivare i concorrenti… pochi, una novantina… di già sento che l’ambiente è molto diverso al quello che conosco. La gente è tranquilla, non c’è la frenesia che c’è prima di una gara su strada, tutti si salutano anche se non si conoscono… come vedere le immagini previe ad una gara ma a rallentatore. Mi domando più volte “ma che cavolo sto facendo io qua” e un po’ di pentimento assale la mia anima ciclotimica… Arriva l’ora fatidica, linea di partenza, sparo e si parte. 200 mt. sul lungo lago, giro a sinistra sul ponte che attraversa il fiume, altri 200 mt ancora piatti, si gira a destra e… BAMMMMM sbattiamo contro il muro che comporta la salita verso la Pigra. Ammazza, lunga scalinata, e dopo la salita si fa ripidissima. Il fiatone mi accompagnerà fino alla Pigra, e poi, a tratti tornerà a farmi visita nell’alternarsi di salite, ed altre salite, ed altre salite ancora.
Non controllo posizioni, tanto so che sono fra gli ultimi, il mio obiettivo è arrivare entro il tempo massimo, e per quello ho piazzato sulla schermata principale del Garmin, la media di minuti al km. So che per arrivare a farlo in 9 ore, la media non dovrà salire oltre i 14,12 min/km. Arrivato a Pigra vedo che la media e sui 16:30 e incomincio a pensare che sarà già tutto un trionfo se arrivo, anche fuori il tempo massimo. E così vado avanti, ad un certo punto si entra in un sentiero ombreggiato, e ne approfitto per correre e cercare di recuperare. Bene, arrivo al primo controllo, non ricordo già il paese, sono già piuttosto rincoglionito dal caldo e dalla fatica, ma vedo che correndo ho recuperato due minuti, e sono tornato nella media che dovevo tenere come minimo. Mangio un po’ di cioccolato, bevo Polase sport e continuo, proprio li dove si è perso l’Oswo, stavo andando io fino a che un angelo custode mi ha fatto un fischio e mi ha fatto vedere che dovevo tornare in dietro e girare a sinistra invece di scendere ed andare a desta. Subito mi trovo con un’altra salita pazzesca, ma ormai, devo andare avanti e la prendo come mi viene, scattando foto a destra e sinistra, avanti in dietro, come il migliore dei turisti cinesi. Ad un certo punto si va dentro una pineta dove l’aria è freschissima, spiana anche li, e corro un altro po’, ma subito si sale ancora e poi si scende, ma la discesa e troppo ripida per “lanciarmi” a tutto gas. Bene, così passano le ore ma non passano i km. L’orologio va avanti ad una velocità diversa dai km e siamo sempre li. Finalmente arriva la zona di rifuggi, prima il il Boffalora, dopo il Venini, a questo punto sono stracotto. Arrivo con una bottiglietta di plastica vuota schiacciata in mano, che mi trascino in dietro chissà da quanti km, rinchiusa in un pugno. Mentre la ragazza mi offre da bere, uno degli organizzatori mi ravvicina, mi apre il pugno, e mi dice “dammi quella bottiglietta che la butto, dove te la vuoi portare”… solo li me ne accorgo della gravità del rincoglionimento acquisito! Ristoro e via, si va in alto. Si arriva in cima, li c’è la Madonnina, la mia ultima speranza di aiuto. Il mio Garmin segna 1.700 di quota, ora bisogna scendere… maledico non avere le scarpe da trail. Le mie povere Vomero fanno il possibile, ma i sassi sotto la suola si sentono eccome! Quindi, sofferenza anche per scendere. Ho maledetto e bestemmiato a piacere durante tutta la discesa, soprattutto perché più volte quando credevo che prima o poi quel maledetto sentiero (per così chiamarlo) sarebbe sbucato in una strada, minkialasalita di nuovo. Ho voglia di piangere come un bambino. Incomincio a lanciare una scatenata serie di “vaffanculo” indirizzati a mezzo mondo, ma non mi resta che continuare. Io però in quella merda di galleria scavata a piccone ho acceso il frontalino. E meno male, era tutta bagnata, ho scivolato più volte ma sono uscito da un pezzo. Poi un assurdo susseguirsi di tornanti in mezzo al bosco, posso correre al massimo che mi permettono le gambe, ma guardo la quota e non si scende molto, maledico ancora, sono annoiato, voglio che finisca, non ho più voglia… insomma… anche se mi mettessi a piangere, sono da solo, chi mi darebbe ascolto??? Ho urlato un “Basssssstaaaaaaaa!!!!!” che ha echeggiato in tutta la montagna per scaricare la rabbia.
Finalmente e quando meno me l’aspettavo, finisce il martirio ed il sentiero sbuca in una strada… bitume, ti amo, mi mancavi tanto, ora corro, passetto, passetto, incomincio a raggiungere un po’ di velocità, arrivo alla strada principale, sono a Menaggio, un alpino mi fa cenno di attraversare la strada, vedo il cartellino che indica di girare, ma… dopo girare, non vedo nessun altra indicazione, mi fermo, mi giro, vedo arrivare un trailer che viene a manetta, le domando “dove andiamo?” mi dice: boh… non so… diritto” mi metto dietro di lui, sto correndo a 5:15 ma lui va più veloce, la gente ci incita ci applaude, ovvio, sarà la cara di poveri sfigati che li fa pena, vedo già altri che tornano di fare la doccia, e mi incitano allo scatto finale, mezza curva e vedo il traguardo, ormai, mi sono dimenticato di tutta la sofferenza, corro, corro, e corro, arrivo con l’ultimo respiro, e vedo l’orologgio: 7:21:52… un ora e 40 minuti prima del mio obiettivo. Sono strasoddisfatto, la mia testa ha fatto ciò che le gambe da sole non avrebbero potuto mai fare. Sto per vomitare, mi viene la tosse, ma stanno scattando delle foto, non posso fare la figura di merda. Il trailer che mi ha indicato la strada negli ultimi metri viene a salutarmi, a battere i cinque, ma lui non solo ha finito davanti a me, lui era il secondo o terzo (non ricordo bene) della 64k! Quel trailer aveva fatto 64km nello stesso tempo che ho impiegato io per fare soltanto 38km! Finalmente mi riprendo, vado a fare la doccia, acqua ghiacciata, non c’è l’acqua calda, vietato fare la doccia nudi, tutto all’aperto, insomma, pure qua devo bestemmiare!??? Meno male che al ristoro finale mi trovo dei formidabili panini alla porchetta (piccantissimi) con birra alla spina bella fresca, e con questo finisco per dimenticare tutte le disavventure della giornata.
Primo trail portato a casa con sofferenza, senza allenamento è con uno scarto di 1:40 sul tempo massimo permesso. Posizionato 76mo su 86 arrivati (4 squalificati dai 90 iniziali). E 11mo di categoria. Forse perché eravamo in 11??? Non lo so, non trovo riscontro… 11mo su… boh… ma contento.
Domenica Sera meraviglioso “Endoraduno” (amici di Endomondo) a casa della mia carissima amica Cristina Miraglia, con dei “pesi pesanti” tali come Bradipo (Severo) ed Inge, entrambi ultramaratoneti, ed ultratrailer D.O.C. per festeggiare il traguardo e per coltivare questa bellissima cosa che è l’amicizia.
Oggi dico che “non lo farò mai più” che il trail non è per me, che a me piace correre e non camminare… domani… chissà le nuove pirlate che dirò… Minkiachehoscrittolungoscusatemi!!!!!
Scritto da CarloS